Gruppo di studio o studiare da soli? Confronto tra studenti

Esistono due grandi macro aree nel panorama universitario: gli studenti che prediligono studiare da soli e quelli che sono parte integrante di un gruppo di studio. Due veri e propri stili di vita, impossibile fare un confronto e dire quale dei due modus operandi sia migliore.
Un po’ come il lato A e quello B delle musicassette.
Se non sapete di cosa parlo, documentatevi.

Lupo solitario o gruppo di studio?

Gli studenti che preferiscono studiare da soli avranno senza dubbio le loro rispettabili motivazioni. Magari non riescono a ripetere un concetto in presenza di altri, o non accettano un confronto su una data materia se prima non la conoscono a menadito… il ché va da sé che non avviene mai.
Gioca moltissimo il fattore psicologico: “magari in un gruppo di studio mi lascio distrarre”, “perdo tempo”, “da solo/a avrei fatto di più”. Dubbi legittimi, che però sarebbe intellettualmente onesto dissipare.
Come? Dandosi un’opportunità.

Uno per tutti, tutti per uno

Si scrive gruppo di studio ma si legge “mal comune mezzo gaudio”. Vedersi con i colleghi post lezione per buttare giù un piano d’azione e iniziare a studiare per l’esame è parimenti utile come lo studio in solitaria.

Perché? Innanzitutto, ciò motiva la socializzazione: potremmo aver trovato il/la nostro/a migliore amico/a tra quei colleghi. Avere una persona con cui sdrammatizzare e disagiare per lezioni, professori o esami aiuta ad affrontare meglio il percorso accademico. Inoltre, non dimentichiamo l’importanza del confronto: in questo modo avremo modo di capire in cosa siamo fortissimi e in cosa necessitiamo di aiuto.
È un bene condividere quello che sappiamo per abituarci, un domani, a lavorare insieme.

Perché ricordiamoci una cosa fondamentale: nessuno di noi è un’isola. Abbiamo bisogno di aiuto e abbiamo bisogno di darlo, così da essere in grado di equilibrare quella bilancia karmica a cui ci ispiriamo quando speriamo in un tornaconto divino.

L’economia del sapere

Dopotutto, studiare insieme potrebbe anche essere una piacevole sorpresa.
Pensateci: se vi trovate a vostro agio a condividere il vostro sapere con gli altri e a far del confronto un’occasione per migliorarsi, perché non farlo a pagamento? Sicuramente non farete pagare i vostri amici, almeno credo.

Queste transazioni funzionano meglio con gli sconosciuti, ed è anche piuttosto semplice se ci si affida ad un team di esperti. Citando il detto comune “nessuno nasce imparato”, si ha bisogno di linee guida per capire come e a chi dare ripetizioni. In un gruppo di studio, si è tra conoscenti (se amici vi sa di troppo intimo), quindi il clima è più easy, per usare uno slang. Ciò vi consente di usare un registro linguistico vario per far comprendere bene una data nozione. Ma con gli sconosciuti si ricopre una figura professionale, quella del tutor, quindi c’è bisogno di un certo savoir-faire. Anche per questo è consigliabile affidarsi a professionisti del settore, onde evitare di far perdere tempo ad entrambe le parti.

Dall’altro lato, quello degli studenti che si affidano alle ripetizioni, si potrebbe anche pensare di fare un gruppo di studio 2.0: seguire tutti insieme le lezioni del tutor dividendo la somma, così da avere un risparmio per loro e una percentuale extra di guadagno per il tutor.

Così facendo, ci guadagnano tutti: il tutor, gli studenti e il libretto universitario.