Lo skill mismatch: l'impatto sul mondo del lavoro

Negli ultimi anni si è sentito parlare sempre di più di “skill mismatch”. Un termine apparentemente tecnico e forse ancora non molto familiare a molti che invece è estremamente concreto. Ma cosa si intende quando ci si riferisce a questo fenomeno? Sarebbe, sostanzialmente, la discrepanza tra le competenze (le “skills”, appunto) richieste dalle aziende e quelle disponibili sul mercato del lavoro, quelle di cui sono in possesso i lavoratori.

Il peso dello skill mismatch sul mondo del lavoro

Un report del Boston Consulting Group (multinazionale statunitense di consulenza strategica) dal titolo “Fixing the Global Skills Mismatch” svela che lo skill mismatch nel mondo ha un'incidenza enorme. Nel 2016 ha ridotto del 6% la produttività del lavoro a livello globale e ha avuto un impatto sul Pil mondiale pari a circa 5000 miliardi di dollari. Ma c’è un dato ancor più preoccupante che viene evidenziato dal report. Questo fenomeno è infatti destinato ad aumentare. Se oggi coinvolge 1,3 miliardi di lavoratori, si prevede che possa coinvolgerne 1,4 miliardi entro il 2030. Il lavoratore, dal canto suo, perde le certezze sulle proprie prospettive economiche e professionali e le disparità tra le economie globali aumentano.

Parliamo di un fenomeno che probabilmente ha interessato in prima persona ciascuno di noi. Durante la carriera professionale molto frequentemente vengono richieste al lavoratore nuove competenze. Spesso poi la formazione erogata dalle imprese ai propri dipendenti per permettere loro di colmare il gap si dimostra inefficace o comunque non sufficientemente on point.

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La causa dello skill mismatch

All’interno del report in questione si prova a delineare la causa dello skill mismatch. Questo sarebbe dovuto al divario tra un mondo del lavoro oggi estremamente complesso e in continua evoluzione, e un mondo della formazione ancora troppo aggrappato al modello di riferimento del secolo scorso. Un’educazione standardizzata per tutti in funzione di un unico posto di lavoro per tutta la vita. Pensiamo che entro il 2022 quasi il 30% degli impieghi riguarderà figure professionali ad oggi inesistenti. Dato che mostra ancor più chiaramente l’inadeguatezza dei percorsi di formazione tradizionali se rapportati all’odierno mercato del lavoro. Certe competenze tecniche vengono superate nel giro di pochi anni, mentre nello stesso arco di tempo nascono nuove skill che diventano specialistiche. Il sistema educativo non riesce a tenere il passo forsennato di questi cambiamenti e i tentativi di risolvere il problema si stanno dimostrando inefficaci.

Come si supera lo skill mismatch?

Chiarita la natura del problema, all'interno del report del Boston Consulting Group vengono esposti alcuni spunti ed elementi cardine che potrebbero condurre alla soluzione del problema.

Innanzitutto bisognerebbe pensare a percorsi di formazione individuali e personalizzati. Partendo dalle attitudini e dalle abilità dei singoli occorre offrire un’insieme di skill da aggiornare in maniera continuativa in base alle scelte personali e alle esigenze del mercato. Si fa riferimento anche alle competenze trasversali (le famose soft skills) utili anche per quelle occupazioni che ad oggi non esistono.

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In secondo luogo, nel momento in cui vengono rese note dall’azienda le lacune in determinate competenze, i lavoratori saranno sempre di più chiamati a colmarle in autonomia e responsabilmente. Questo porta ad un grande cambiamento. Le richieste di aiuto non dovranno più essere viste come una debolezza o una mancanza. Saranno invece fondamentali per risparmiare tempo e per appropriarsi tempestivamente di competenze utili per rimanere aggiornati con le richieste del mercato.

Infine, nonostante la responsabilità individuale dei soggetti, saranno le aziende a dover offrire nuove soluzioni efficaci ai propri dipendenti per garantire loro l’equilibrio tra vita professionale e vita privata. Risorse di formazione digitali e assenza di situazioni discriminatorie legate alla mancanza di skill.

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Nonostante lo scenario pessimistico delineato in questo articolo, lo skill mismatch e i cambiamenti del mondo del lavoro non devono spaventarci. Un aspetto chiave evidenziato nel report come elemento centrale per il superamento di questo fenomeno è la formazione peer-to-peer. TeachCorner fa della condivisione delle competenze e dell’aiuto reciproco tra pari gli aspetti centrali della propria filosofia. È la piattaforma di riferimento per gli universitari in Italia che fa da punto di contatto tra gli studenti e tutor (studenti senior, laureati, professionisti) che mettono a disposizione le conoscenze acquisite nel corso della propria carriera accademica e professionale. Migliaia di tutor qualificati e pronti a rispondere in maniera personalizzata alle richieste di ognuno, dalle competenze più tecniche e specifiche a quelle più trasversali. Il mercato del lavoro è in continuo cambiamento, scegli TeachCorner per essere sempre aggiornato.