Il mondo del lavoro: tra passato e futuro

Il mondo del lavoro cambia, si evolve, crea ponti tra il passato e il futuro.
Al giorno d’oggi sentiamo spesso parlare di hard e soft skills, che ci aiutano ad essere più appetibili agli occhi dei recruiter, in questo mondo competitivo che è il “selvaggio work”.
Ma poi, alla fine della fiera, queste fantomatiche soft skills sono spesso riconducibili al problem solving, quindi l’insieme dei processi cognitivi che vengono messi in atto dalla mente umana, per escogitare una soluzione ad un problema, e al lavoro in team. Ma sarà ancora necessario considerarle soft skills? Non sarebbe ormai più consono darle per scontate? Noi di TeachCorner ci siamo chiesti cosa fosse cambiato nel mondo del lavoro da “un po’ di tempo” a questa parte, anche per avere un’idea di cosa ci si dovrà aspettare dal futuro.

Facciamo un passo indietro

Facciamo un salto indietro nel tempo di circa 100 anni. Prima Guerra Mondiale, il mondo del lavoro era generalmente suddiviso così: leva obbligatoria per gli uomini in salute, per chi invece non lo fosse e per le donne, il lavoro in fabbrica o nei campi. Con le dovute, piccole, eccezioni, s’intende. Ma gli anni passano ed ecco che possono farsi largo nuove occupazioni e nuovi modi di gestire e pensare al mondo del lavoro.
Si insinua la gerarchia che sa più di monarchia, di cui un classico esempio è Fantozzi e la Megaditta.

La divisione del lavoro nelle grandi organizzazioni prevede mansioni più suddivise, con scarsa integrazione tra reparti e funzioni, strutture rigide. Con fatica, fa capolino la necessità, nell’ambiente lavorativo, di dotarsi di risorse in grado di saper comunicare e anche relazionarsi non più solo con gli acquirenti, il target, ma anche tra i colleghi: si fa largo la necessità di sviluppare un pensiero critico, di esprimere cioè un pensiero logico e razionale, non influenzato da fattori esterni. E poi anche l’empatia, la capacità quindi di entrare in contatto con l’altro e di motivare, gratificare, ascoltare. Dunque, viene riconosciuta a più livelli l’importanza delle famose soft skills. Ma nel mondo del lavoro del 2020, tutto questo non dovrebbe essere dato per scontato? Pensiamoci: chi vorrebbe lavorare con un capo o un collega che non è in grado di relazionarsi in maniera educata, rispettosa e onesta verso i colleghi? Vogliamo essere fiduciosi e dire che, magari, questo lato del mondo del lavoro sia abbastanza stabile. Cosa, invece, è cambiato?

Il mondo del lavoro oggi e domani

Nel mondo del lavoro, le hard skills sono le competenze tecniche, risultato del proprio percorso di apprendimento e formazione. Scuola, università, lezioni private, corsi specifici, la gavetta, tutte queste vie ci hanno indirizzato verso la conoscenza e l’assimilazione di determinate capacità: l’uso del computer e di vari software, la conoscenza delle lingue straniere, la patente per una determinata tipologia di veicolo. Ma ad oggi, non bastano le comuni hard skills, ma servono le Digital Hard Skills. In particolare, in questa categoria rientrano le competenze tecniche che riguardano l’area SMAC (Social, Mobile, Analytics, Cloud), cui si aggiungono quelle su Intelligenza Artificiale, Robotica, IoT, Cybersecurity.
Inoltre, c’è il mondo dei BigData da tenere sotto stretto controllo, quindi figure in grado di gestire e analizzare i dati, interpretarli e manipolarli, sfruttando strumenti di Data Visualization e Distributed Computing.

Se molte di queste Digital Hard Skills per il mondo del lavoro di oggi vi sembrano difficili, perché non affidarsi ad uno dei più di 8.700 tutor presenti sulla piattaforma?
Non si tratta di diventare supremi conoscitori della materia, ma quantomeno di avere un’idea del tipo di professione e di competenza richiesta. Non serve necessariamente una laurea in informatica o simili, anche una conoscenza di base e tanta buona volontà, possono essere il trampolino di lancio in un mondo del lavoro caratterizzato da onde sempre più alte.